Ame no Torifune - di Flaviana Calignano
Inserito da Hooman Banihashemi, nella categoria Approfondimenti
In questo articolo Flaviana Calignano, docente del dojo Aikido Torino, approfondisce la pratica del torifune che affonda le sue origini nel mito.
Ame no Torifune (Funakogi Undo)*
“Dovete stare in piedi sul Ponte fluttuante celeste
diventando Amenominakanushi ovvero il buddha
Amida.
Dovete diventare la luce che purifica il mondo.”
Ō Sensei
Il torifune, noto anche come funakogi undo, è una pratica che affonda le sue origini nel mito. Ō Sensei Morihei Ueshiba considerava di grande importanza lo studio dei testi sacri dello shintō, e specialmente la più antica raccolta di questa tradizione, il Kojiki (Cronache delle cose antiche), tanto da affermare che l’Aikido ne è la realizzazione, e che per realizzare il vero aiki occorresse “assorbire la storia dell’età degli dèi nel proprio corpo”1. Il suo messaggio tuttavia non era di facile comprensione per molti suoi allievi visto anche la complessità del kotodama nonché del chinkon kishin no hō (sistema di pacificazione e meditazione praticato da Ō Sensei). Questo portò gli allievi ad utilizzare altre fonti per tradurre i suoi insegnamenti: dal buddhismo shingon, al taoismo e allo zen; dal karma yoga e raja yoga (che alcuni allievi studiavano sotto la direzione del Maestro Nakamura Tempū) alla Mindfulness fino alla Fisica quantistica2. Il Maestro Hiroshi Tada, ad esempio, nel libro fotografico Kinorenma3 scrive a proposito del torifune: “Il Maestro Ueshiba Morihei parlava spesso dell’importanza di stagliarsi sul ponte galleggiante in cielo. Furono gli insegnamenti del Maestro Nakamura Tenpū che ci permisero di capire con più profondità queste parole”.
Ame-no-Tori-Fune, letteralmente “Celeste (ame) barca (fune) uccello (tori)”, tradotto come “la barca degli uccelli celesti”, era il dio della nave veloce nato da Izanagi e Izanami, due dei kami (divinità) più importanti della mitologia giapponese creatori dell’arcipelago giapponese e di molti altri kami. Nel Kojiki viene anche chiamato “Tori-no-iwa-kusu-fune” (divina barca uccello di pietra). In un famoso episodio narrato nel Kojiki, accompagna il dio guerriero Takemikazuchi, ambasciatore degli dei celesti, a contrattare la cessione del governo della terra da parte degli dei terrestri.
Nel Nihongi (Annali del Giappone), altro grande testo sulla mitologia giapponese, è la nave (fune) divina fatta di legno di canfora (kusu), resistente come la pietra (iwa) e che vola come un uccello (tori) che svolse un particolare ruolo nelle vicende di Hiruko, il figlio nato senza braccia e gambe da Izanaghi e Izanami attorno all’asse del mondo. Questo scomodo primogenito prima del compimento del terzo anno fu abbandonato dalla madre Izanami alla corrente cosmica su Ame-no-torifune, che lo portò fino a Ezo, l’antico Hokkaidō, dove fu trovato e adottato dall’ainu Ebisu Saburo. Qui gli crebbero gambe e braccia, si fece forte e robusto e infine divenne dio del mare. Esistono moltissime varianti della leggenda di Hiruku.
L’Aikido è per Ō Sensei misogi, purificazione del corpo e della mente, una pratica di contemplazione che nasce dall’arte marziale e questa purificazione inizia a partire dagli esercizi preparatori, l’aikitaisō, tra cui veste una grande importanza il torifune e furutama (Figura qui di seguito).

Torifune
Il torifune consta di tre sequenze eseguite con tre velocità differenti alternate con la pratica del furutama (vibrazione dell’anima).
Queste tre velocità dette jo (introduzione), ha (rottura) e kyu (veloce) sono i tre ritmi fondamentali che si ritrovano in altre espressioni tradizionali giapponesi, come la musica, la recitazione delle preghiere, il teatro No. I tre tempi rappresentano le tre età della vita umana, i tre regni (materiale, mentale, spirituale) e anche le tre velocità tipiche dell’arte marziale stessa.
La prima sequenza viene eseguita secondo il ritmo jo in hidari hanmi (guardia sinistra): la gamba sinistra è avanti, le mani chiuse a pugno partono dalle anche e sono proiettate in avanti aprendosi e fissandosi sotto la linea delle spalle al ki-ai “EI”. Quando la gamba avanti si piega, il tratto dalla caviglia al ginocchio è verticale e la coscia obliqua. La gamba dietro spinge verso terra, è tesa e il tallone non si solleva. Le mani tornano alle anche raccogliendo idealmente l’energia che sta all’esterno al ki-ai di “HO” imitando il movimento dei rematori. Quindi si passa al furutama.
La seconda sequenza viene eseguita secondo il ritmo ha in migi hanmi (guardia destra): viene eseguita la sequenza con la gamba destra avanti secondo lo stesso movimento della prima serie ma al ki-ai di “EI” in andata e “SA” al ritorno con una velocità maggiore. Quindi si passa al furutama.
La terza sequenza, di nuovo in hidari hanmi, viene eseguita secondo il ritmo kyu: prevede un movimento più accelerato che richiede maggiore concentrazione. In questa sequenza si effettua al ki-ai di “EI-HO”. Quindi si passa al furutama.
La sequenza torifune-furutama è tuttavia declinata in molte varianti differenti a livello sia di gestualità che di ki-ai e ritmi. Sul ki-ai ad esempio usato nella terza sequenza, esiste la variazione “EI-EI”. Secondo il Maestro Nobuyoshi Tamura4, il primo movimento è l’inizio, la barca lascia la riva e il ki-ai “EI-HO” corrisponde al suono “O” di Kototama; il secondo movimento rappresenta la lotta contro le correnti e il ki-ai “EI-SA” corrisponde al suono “A“; il terzo movimento è l’arrivo alla banca con entusiasmo, quindi la nozione del passaggio “dalla vita all’aldilà” e il ki-ai “EI-EI” corrisponde al suono “I” che simboleggia l’unione tra cielo e terra.
Furutama
Furu (vibrazione) – tama (anima) si esegue portando i piedi paralleli e, dopo aver riunito le mani in alto, le si portano all’altezza di ka tanden come a racchiudere davanti al ventre all’altezza della cintura una gemma preziosa. La mano sinistra, che rappresenta il cielo, si pone sopra la mano destra. Le braccia distese e rilassate iniziano un’intensa vibrazione verticale. La mente è focalizzata su un punto tra le sopracciglia (jo tanden) dove si raccolgono le energie del cielo e della terra. Ci si pone quindi idealmente nel punto originario, prima che Cielo e Terra si dividessero.
Secondo quanto riportato dal Maestro Tada Hiroshi questa particolare forma di misogi è ricollegabile all’insegnamento del Maestro shintō Bonji Kawazura il quale era noto per la chiaroveggenza che raggiungeva eseguendo furutama tanto da riuscire a seguire le remote imprese di una spedizione giapponese in Antartide2. Il Maestro Tada, sempre molto attento a non confondere la Via con la religione, associa il primo furutama a Haraedo no Ō kami con riferimento alla purificazione per ottenere una “mente trasparente” e divenire “Uno con lo Spirito dell’Universo. Furutama ha quindi la peculiarità di far andare via le tensioni psico-fisiche, le impurità del corpo-mente nel praticante.
Il secondo furutama viene collegato dal Maestro alla dea solare Amateratsu intesa come simbolo della forza e della saggezza dell’Universo. Il praticante viene quindi invitato ad unirsi a questa immensa forza universale3:
“Oh dea Amateratsu, Oh dea Amateratsu;
Tu che simboleggi la grande forza dell’universo
mi unisco a te, oh dea Amateratsu. Divento il
cristallo della forza e della saggezza dell’Universo.
Sono un cristallo di pura forza. …”
Il terzo furutama è associato al dio delle origini. Nel libro Kinorenma3, sono riportate le seguenti parole che il Maestro Tada recita durante il furutama:
“Oh Amenominakanushi no Ō mikami, oh dio della creazione dell’Universo.
L’inizio della nostra vita, coincide con l’inizio dell’universo
La nostra vita diviene un frangente della vita dell’universo.
Diventiamo tutt’uno con l’universo.”
Il praticante si riunisce con l’Origine unica.
Conclusioni
Come più volte ricorda il Maestro Tada durante gli stage internazionali, l’aikidoka grazie a questa preziosa pratica di misogi ha la possibilità di liberarsi da ogni zavorra sia fisica che psichica e di accedere a una grande chiarezza che in termini moderni vuol dire essere in uno stato di mindfulness allineando corpo e mente allo “Spirito dell’universo, alla Forza del’Universo e alla Vita dell’Universo”.
Al termine del torifune-furutama, di norma si esegue shihōgiri o happōgiri attraverso i quali il praticante purifica simbolicamente la terra, e quindi lo spazio della pratica, portando la luce intorno a sé.
*L'articolo originale completo dei contributi multimediali e dei commenti è pubblicato sul sito di Aikido Torino.
Bibliografia
1. Morihei Ueshiba, Hideo Takahashi, Takemusu aiki. Vol. 2 (2008). Ed. du Cénacle.
2. Lorenzo Casadei. Amenominakanushi, Ame no torifune e l’invocazione divina nel furutama Articolo pubblicato sullo Speciale Ō Sensei 1969-2019 della rivista Aikido dell’Aikikai Italia (2019).
3. Tada Hiroshi. Kinorenma – Una collezione grafica del Maestro Tada Hiroshi (2014). Ed. Aikido Gessoji Dojo.
4. Département Technique FFAB (FÉDÉRATION FRANÇAISE D’AÏKIDO ET DE BUDO) – Enseignement de Tamura Shihan.



